Perché Tony Parise – alla luce di quanto riportato dai quotidiani – pare essere innocente nella vicenda del calcio scommesse
Nelle ultime ore, il nome di Tony Parise, noto imprenditore del lusso e amministratore di una prestigiosa gioielleria milanese, è finito al centro del ciclone mediatico per il suo presunto coinvolgimento nello scandalo del calcio scommesse. Eppure, a dispetto delle ipotesi accusatorie, vi sono diversi elementi che potrebbero sostenere la sua innocenza o, quanto meno, ridimensionare il suo ruolo nella vicenda.
- La natura commerciale delle transazioni
Le indagini ipotizzano che Parise abbia fatto da tramite per saldare debiti di gioco attraverso finte vendite di orologi. Tuttavia, il fatto che vi siano fatture regolari, bonifici tracciati e transazioni formalmente corrette, può suggerire che si trattasse di vere compravendite di beni di lusso, e non di operazioni fittizie.
In un settore come quello dell’alta gioielleria, dove l’acquisto di orologi di valore da parte di personaggi pubblici è prassi, è difficile stabilire con certezza che le operazioni non siano effettivamente avvenute, o che Parise conoscesse la reale finalità dei pagamenti.
- Mancanza di prove dirette del dolo
Nel nostro ordinamento penale, la colpevolezza va provata “oltre ogni ragionevole dubbio”. Al momento, non emergono intercettazioni o documenti che dimostrino che Parise fosse consapevole di partecipare a un sistema illecito. Potrebbe aver agito in buona fede, limitandosi a svolgere operazioni economiche lecite con clienti che poi hanno utilizzato i beni per fini personali non dichiarati.
- La posizione marginale rispetto al sistema di scommesse
Secondo le ricostruzioni giornalistiche, il fulcro dell’indagine è rappresentato dalle piattaforme clandestine di scommesse e dai soggetti che le gestivano. Parise, invece, non risulta coinvolto direttamente nella raccolta o nella gestione delle giocate, ma solo nella parte finanziaria di alcune transazioni collegate. Questo lo porrebbe ai margini del presunto circuito criminale.
- Il principio costituzionale di non colpevolezza
Vale sempre la pena ricordare che Tony Parise è, a oggi, solo indagato. Come recita l’articolo 27 della Costituzione italiana, “l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Parlare di colpevolezza o responsabilità penale prima del termine delle indagini e di un eventuale processo è giuridicamente scorretto e potenzialmente lesivo della dignità personale.
Conclusione
Sebbene le indagini debbano fare il loro corso e chiarire tutti gli aspetti di questa vicenda, è altrettanto importante non cadere nel giustizialismo e ricordare che la verità processuale si costruisce nei tribunali, non nei titoli di giornale. Tony Parise potrebbe alla fine dimostrare di essere del tutto estraneo al sistema illecito, vittima di un fraintendimento o dell’imprudenza